
Incontriamo Giuseppe Maroni, dal 2020 presidente di ANS – Associazione Nazionale Subvedenti
Per prima cosa vorremmo sapere come sei entrato in contatto con l’associazione.
Fino al 2006 lavoravo in una multinazionale che si occupa di materie plastiche, quindi ero anni luce lontano dall’ambito in cui opera ANS, ma una volta in pensione, sentendo di avere ancora molte energie a disposizione, avevo desiderio di dedicarmi ad attività socialmente utili. Attraverso alcune conoscenze sono così venuto in contatto con questa realtà di volontariato, allora molto piccola ma estremamente attiva sul territorio, e mi sono messo a disposizione.
Quando hai conosciuto l’associazione, era molto diversa da quella che è oggi?
Non nello spirito, per fortuna. È stato quello che mi ha contagiato fin dall’inizio: ho trovato un gruppo agguerrito di persone che coalizzavano le loro diverse competenze per un obiettivo comune. Certo nel tempo si è cresciuti e ci si è dovuti dare un assetto e un’organizzazione più strutturata, ma lo spirito che muove dipendenti, consulenti e volontari che partecipano alle nostre attività è rimasto quello genuino e generoso che ricordo.
Di cosa ti sei occupato in ANS prima di diventare presidente?
Principalmente di tecnologie assistive, cioè di quello che chiamiamo “Servizio Tommaso”. Si tratta di far conoscere alle persone ipovedenti che esiste tutta una serie di strumenti tecnologici che possono restituire autonomia nel leggere, scrivere, comunicare. Quando sono arrivato il servizio era disponibile solo ogni 15 giorni, al sabato mattina; oggi riceviamo su appuntamento due volte la settimana e a volte anche tre. E nel tempo sono straordinariamente cambiate le tecnologie, per cui noi che ce ne occupiamo dobbiamo costantemente aggiornarci sui nuovi ritrovati.
Chi sono le persone che si rivolgono a questo servizio?
Sono soprattutto persone con più di 65 anni, perché l’ipovisione colpisce in particolar modo le fasce di età avanzata; quindi sono per lo più persone che hanno tanto tempo libero, ma proprio quando potrebbero goderselo, vivono lo smarrimento di non riuscire più a scrivere, leggere, muoversi in autonomia, come quando ci vedevano. Quando escono dalla nostra ausilioteca, la maggior parte di loro capisce che non è tutto perso, che bisognerà adattarsi alla nuova situazione, e che tuttavia ci sono dei rimedi validi anche quando gli occhiali più potenti non sono più sufficienti.
E da presidente, come hai visto cambiare ANS?
L’associazione ha consolidato alcuni suoi storici servizi, come l’inclusione scolastica e lavorativa, il segretariato sociale e il “Servizio Tommaso” per far conoscere le tecnologie assistive, ma ha anche sviluppato nuovi progetti: “Accorciamo le distanze” si occupa di fornire corsi di orientamento e mobilità, “DescriVedendo” rende accessibile l’arte nei musei e nei luoghi di cultura attraverso un particolare uso evocativo del linguaggio, e oltre a ciò continuiamo a lavorare in rete con altre associazioni e istituzioni.
Un’ultima domanda: a cosa non rinunceresti mai nel tuo tempo libero?
A leggere. Mi piacciono soprattutto due tipi di libri: i romanzi fra scienza, fantascienza e avventura alla Michael Crichton, e i gialli ambientati nella vecchia Milano, come quelli che scriveva Dario Crapanzano.
Ringraziamo Giuseppe Maroni, presidente di ANS, che invita tutti coloro che vogliono intraprendere un’attività di volontariato costruttiva a contattare l’associazione ai seguenti recapiti:
mail: segreteria@subvedenti.it
tel: 02 70 63 28 50

Incontriamo Maria Frascolla, che da anni segue gli aspetti amministrativi di ANS e ci racconta del suo lavoro “dietro le quinte”.
Da quanto tempo sei in ANS e come ci sei arrivata?
Ricordo che nel 2000 mi ero appena diplomata e dovevo chiarirmi le idee se iscrivermi a qualche facoltà universitaria. Nell’incertezza presi al volo la proposta di un mio cugino che già lavorava in ANS. Cercavano una persona per dei lavori di segreteria… mi presentai, feci un colloquio e iniziai la mia collaborazione, ma per me in quel momento doveva essere solo un lavoretto temporaneo.
E perché invece non lo è stato?
Fin da subito mi aveva sorpreso la quantità di attività che si svolgevano in associazione. Anche se in modo apparentemente poco organizzato, c’erano davvero tante persone che ruotavano attorno a una sede minuscola con appena due scrivanie… però tutti quei volontari portavano con entusiasmo il loro contributo e penso di essere rimasta come calamitata da tutta quell’energia positiva che avevo intorno. Così, con il tempo sono passata a occuparmi non solo dei lavori di segreteria ma, con la dovuta formazione e un buon tutoraggio, ad affiancare e poi gestire i vari aspetti amministrativi dell’associazione.
In cosa consiste oggi il tuo lavoro? Raccontaci come trascorri una tua giornata-tipo in ANS.
Anche se negli anni siamo passati da una contabilità manuale a una gestione delle procedure automatizzata, il mio lavoro è rimasto l’antitesi della noia… Direi che per svolgerlo devo essere necessariamente multitasking. Ogni mia giornata è costellata da tante attività diverse: rendicontazione di progetti, rapporti con enti e istituzioni, dialogo con altre associazioni con cui lavoriamo in rete, punto di riferimento per i numerosi volontari, per i sostenitori e per i soci, e infine smistamento e coordinamento delle sempre più numerose richieste che ci pervengono da familiari di persone che si trovano ad affrontare l’ipovisione.
Che cosa è cambiato di più in tutti questi anni in cui lavori in ANS?
Mi è più facile partire da che cosa non è cambiato: l’affrontare le richieste in modo mai standardizzato ma sempre partendo dalle esigenze delle singole persone con disabilità visiva che si rivolgono a noi, e questo è davvero diventata la nostra firma, che ci viene riconosciuta a tutti i livelli. Poi, certo… le attività si sono moltiplicate… ai più tradizionali progetti di inclusione scolastica e lavorativa per le persone con disabilità visiva si sono aggiunti nel tempo il “servizio Tommaso” con la sua Ausilioteca per aiutare a scegliere le tecnologie assistive più idonee, il servizio “Accorciamo le distanze”, che fornisce corsi di mobilità e orientamento, e “DescriVedendo”, che si occupa di rendere fruibili le opere d’arte e gli spazi museali. Con questa progressiva aggiunta di attività gli interlocutori si sono moltiplicati e il bilancio dell’associazione, dal 2010 a oggi è più che triplicato.
Da quanto dici è chiaro che il tuo lavoro ti appassiona, ma ci sarà sicuramente anche qualche lato negativo, o sbaglio?
Certo, come in tutti i lavori. Quello più fastidioso è forse la consapevolezza che con le nostre risorse non bastiamo a risolvere le esigenze di tutti e soprattutto dei tanti che, nonostante si sia incominciato investire in comunicazione, ancora nemmeno ci conoscono. E purtroppo per effetto dell’invecchiamento della popolazione, le persone ipovedenti in Italia sono in costante aumento, mentre è chiaro che gli apparati sociosanitari pubblici sono in affanno. C’è una frase ricorrente che adoperiamo fra colleghe: ‘Questo lo faremo quando avremo più tempo’… ma ormai sappiamo benissimo che inganniamo noi stesse, perché il tempo scarseggia costantemente e l’unica è rimboccarsi le maniche.
Per concludere, raccontaci qualcosa di te al di fuori del lavoro.
Non riesco a considerare il lavoro come una sfera a sé stante: negli anni anche ANS è diventata per me un po’ “casa” e faticherei a definire rapporti “di lavoro” quelli che intrattengo con diverse colleghe e volontari dell’associazione. Comunque, fuori da ANS la mia vera casa si trova vicino a Monza, ho due figli studenti di 17 e 13 anni, un compagno che gestisce un locale pubblico e che mi piace molto aiutare nella sua attività quando posso.
Ringraziamo Maria Frascolla e ricordiamo che chi volesse collaborare come volontario all’Associazione Nazionale Subvedenti può contattarci ai seguenti recapiti:
mail : segreteria@subvedenti.it
telefono: 02 70632850